lunedì 23 aprile 2012

Una femminista pentita


Una bellissima lettera di una ragazza di 27 che prende coscienza di quello che sta succedendo. Da Uomini3000.it
Gentili lettori,
sono una ragazza di 27 anni, e vorrei parlarvi della mia esperienza nonché esprimere dei pareri e delle considerazioni sulla condizione maschile.
Innanzitutto questo sito è ben fatto e ha dato conferma a molti miei dubbi.
Sono una femminista pentita: sono uscita dalle maglie di questa follia solo da qualche anno, e, sinceramente, sto psicologicamente molto meglio. Anzi, a dirla tutta, sono rinata. Premetto che non voglio assolutamente lodare il genere maschile e svilire quello femminile.
Devo ammettere che non è stata tutta colpa mia sia in quanto ho subito un radicale lavaggio del cervello fin da piccola, in quanto il contesto sociale e culturale a cui appartengo, come tutti voi ben sapete, ha sempre messo in primo piano la donna e le sue esigenze. Ciò è accaduto soprattutto negli anni 90, quando ero poco più che ragazzina; o forse esisteva anche prima, ma non me ne rendevo conto.
Sono cresciuta in un ambiente di sole donne composto da mia madre, mia nonna materna, mia sorella maggiore. Mio padre era sempre fuori per lavoro, e quel poco tempo che trascorreva a casa non si occupava direttamente di noi (comunque non ho nulla contro di lui, quando ho bisogno di un suo consiglio, c’è sempre).
Da bambina per me la società era composta da femmine, che giocavano con i giochi adatti a loro e da maschi, che giocavano a pallone, giravano in bicicletta e combinavano qualche malanno…e da qui cominciò il lavaggio del cervello.
I maschi per il semplice fatto di essere tali in aggiunta al loro modo di stare assieme, al loro cameratismo, al fatto che erano sempre sudati e sporchi di terra, erano negativi, un qualcosa da cui stare distante. Noi bambine invece rappresentavamo ( o meglio: eravamo costrette a rappresentare) la totale positività, e tramite questa, dovevamo dare buon esempio e convertire il maschile alla retta via.
A casa mia madre e mia nonna ringraziavano il cielo perché non c’erano maschi: le famiglie a maggioranza maschile erano viste con compassione, mentre quelle a maggioranza femminile glorificate al massimo.
Quando avevo circa 8 o 9 anni mia sorella aveva un fidanzato che si trovava a Tolmezzo per il servizio di leva. Ogni sera pregava per lui e baciava la sua foto. Per me era un gesto incomprensibile e quando le ho chiesto il perché di quel rito ridendo, mi ha risposto con tono greve: "Adesso lui è in caserma ed è dura."
Qualche tempo dopo ho chiesto a mia madre se solo i maschi facevano il militare; la risposta un si piuttosto soddisfatto. Ho osato così esprimere il mio dispiacere perché gli uomini vivevano lontano da casa, da loro famiglia, dalla fidanzata e dagli amici.
Lei mi ha zittito facendomi capire che non era nulla di tanto grave, che anzi se lo meritavano.
Da ragazzina ho inoltre assistito a una situazione famigliare a dir poco imbarazzante e tremendamente raccapricciante a livello psicologico. Sono stata in vacanza in montagna con un gruppo di amici con cui condividevo la passione per uno sport; con noi c’era un bambino, di 8-9 anni parente di una persona che era con noi.
Era molto aggressivo verbalmente e manesco perché in famiglia era maltrattato.
Appena me lo avevano riferito, io ero rimasta esterrefatta: nella mia ingenuità, pensavo che storie di maltrattamenti contro i bambini appartenessero all’ immaginario televisivo legato al "Telefono Azzurro"o al massimo al programma "Chi l’ha visto" e poi, erano cose che succedevano distante, in altri paesi e a persone che non conoscevo. Invece era li, a pochi centimetri da me.
Ribollivo di rabbia ogni volta che mi offendeva, e solo ora mi rendo conto che non era diretta a lui, ma a coloro che lo avevano reso così. Perché poi? Cosa ci poteva essere di sbagliato in un bambino sano e intelligente? Ovvio: il sesso.
La madre voleva a tutti i costi una femmina e fin dalla nascita lo ha umiliato il più possibile: offeso di continuo, senza affetto, senza aiuto morale, senza rispetto e una sana educazione. Ma la cosa che più mi urtava era il fatto che tutti appoggiassero la madre ("non aveva avuto una femmina, bisognava capirla povera…", questo era il ritornello-spiegazione all’epoca) nonostante sembrasse loro assurdo maltrattare un figlio in quel modo. Voi adesso vi starete chiedendo se c’era un padre. Certo che c’era, ma cosa aspettarsi da una persona senza spina dorsale?
Nonostante questi fatti che mi avevano colpito, ho proseguito la mia strada in una confusione totale: i maschi c’erano, esistevano e noi dovevamo eliminarli e rifiutarli per il fatto che non erano donne.
Sono poi venuti ad aggiungersi tutti quegli insulsi rotocalchi (che all’epoca per me sembravano un’illuminazione divina su come vivere, cosa dire e cosa fare ecc.) che cominciavano allora a non occuparsi più solo di moda, ma anche della condizione femminile e dei problemi ad essa correlati.
Ammetto però che era un qualcosa a tinte pallide, non aveva ancora raggiunto i livelli di aggressività patologica tipici di molte riviste di oggi.
Così ho cominciato a rivedermi in quelle situazioni, che a volte nemmeno ero in grado di capire, tutto a causa del lavaggio del cervello fatto in famiglia e dai mass media, il tutto condito da una bella dose di immaturità.
In questo modo mi ero completamente alienata da me stessa, dalla mia femminilità che c’era eccome, ma mi rifiutavo di vederla perché mi ero trasformata in un ragazzo mancato. Scopo nella vita: distruggere gli uomini far vedere che si vale più di loro (anche se, ad essere onesta, non li ho mai insultati tanto quanto fanno certe ragazze oggi, un limite alla cosa c’era, eccome). Lo so: grande follia, come l’annullamento dei generi. Ho avuto qualche relazione in questi anni e l’ultima è stata cruciale, perché al suo termine mi ha gettato in una confusione tale che mi ha fatto capire, fortunatamente in tempo, quando avessi io stessa smarrito la retta via.
Ho cominciato così a interrogarmi sulla mascolinità e i suoi valori, su quello che è un uomo effettivamente. E non corrisponde a mio avviso a tutto ciò che si legge nelle rubriche e nei giornali dove viene svalutato e attaccato. Per nulla.
Da quel momento mi si è tolto il velo di Maya e ho visto tutta la realtà con altri occhi, perciò quanto i ragazzi in realtà fossero imbavagliati, quanto le ragazze sfoggino superiorità a destra e a manca (salvo poi scimmiottare comportamenti maschili alquanto esecrabili come bestemmiare e ubriacarsi all’impossibile; atteggiamento che onestamente non ho mai condiviso), si ritengano tanto brave, fedeli, e intelligenti (ovvio che il più delle volte sono proprio loro a fare le corna all’ignaro fidanzato e sono sempre giustificate; quanto all’intelligenza… non che manchi ma non emerge da altri discorsi) e nonostante si ritengano moderne e emancipate, molte considerano il fidanzato uno status symbol con annessi e connessi.
Ho realizzato inoltre quanto il femminismo abbia così rovinato la società, anziché rivendicare dei diritti giusti modificando la relazione tra i sessi, ha inutilmente imitato il maschilismo estremo, annullando i valori maschili (che non sono stati ridimensionati e messi in discussione, ma proprio annientati) e la paternità.
Mi infastidisce molto vedere i ragazzi e gli uomini non rispettati o continuamente derisi e ancor di più mi urtano tutti quei romanzi insulsi dove si propone l’addestramento del maschio o la "mammizzazione" del padre. La prima cosa che ho pensato di fronte ai sempre più frequenti casi di bullismo è stata l’abolizione della figura paterna. Mentre tutti danno la colpa alle famiglie, alle madri, alla scuola io ho osato dare la colpa all’assenza della figura paterna.
A cosa serve il padre? L’unica risposta che verrebbe data è: a mantenere la famiglia. Certo, perché no. Ma possibile che non abbia nient’altro da dire o da fare? Non può parlare, dare un consiglio? O dare uno scapaccione quando serve? No, è imbavagliato anche lui, e spesso ha paura di farsi valere con stuoli di madri appoggiate da nonne onnipresenti, baby sitters e qualsiasi cosa contenga estrogeni (premetto che a molti uomini vanno bene queste situazioni, salvo poi rendersi conto dei malanni tardi, quando i figli non li considerano e li umiliano e, soprattutto in caso di separazioni o divorzi, si trovano in trattative più con la suocera che con l’ex moglie…).
L’uomo, come è già ben stato detto in un articolo di questo sito è portatore d’ordine e regole. Noi donne tendiamo essere influenzate da eventi esterni o interni in modo molto differente dagli uomini: questi ultimi se ne distaccano più facilmente, tendendo a guardare la situazione con più obiettività e a volte realismo, "tenendo i piedi per terra". Riescono in questo modo a fare da contenitore all’ansia e alle esagerazioni tipicamente femminili. Quando è una donna a dare uno schiaffo può essere, a seconda della situazione un avvertimento o un sorpasso del limite. Quando è un uomo, invece, indica solo un sorpasso del limite ed è una punizione vera e propria.
Il padre è perciò colui che pone i limiti e aiuta i figli a svincolarsi dall’"onnipotente" figura materna: è colui che guida il figlio/a verso il mondo esterno, glielo presenta e gli/le fornisce gli strumenti per affrontarlo. Per i maschi, ovviamente il discorso è più complesso: il padre è il simbolo della mascolinità e indica loro l’uomo che saranno un domani. Ho visto cosa succede quando i ragazzi non hanno un punto di riferimento maschile: diventano psicologicamente delle donne (con in più un senso di colpa per essere maschi) con una notevole diminuzione dell’aggressività (quella positiva che è presente anche nelle donne per scopi diversi) e delle caratteristiche tipicamente maschili. Se poi in queste famiglie fossero presenti altre donne oltre alla madre, che, anche se non lo colpevolizzano per il fatto di essere maschio, non ascoltano i suoi problemi cercando di offrire delle soluzioni intelligenti adeguate al carattere della persona, e di stimolare comunque l’incontro con altri maschi, il ragazzo/bambino in questione rischia di non riuscire né a capire né a incanalare le proprie emozioni negative o positive che siano, mascherando le proprie fragilità dietro la figura del bulletto (cfr. il personaggio Nelson dei "Simpson") o isolandosi dagli altri. In entrambi i casi potrebbe cercare sollievo in alcool o droghe.
Wow, gran bella prospettiva!! Coraggio, che anche noi donne ce la possiamo fare: adesso sono saltate fuori le bulle che picchiano le malcapitate coetanee perché hanno le scarpe più belle delle loro. Meno male che le donne sono solidali e empatiche tra loro.
Il bullismo è comunque un problema complesso, che dipende anche dalla mancanza di insegnanti uomini e dalla costante presenza di insegnanti donne che non fanno altro che reprimere e incriminare le caratteristiche maschili (con questo non voglio dire che se due o più maschi si azzuffano non si debba intervenire, intendo dire che è scorretto che a SCUOLA vengano ridicolizzate le qualità maschili, e che i maschi non ottengano nessun ascolto per i loro problemi).
Direi che la società occidentale ha combinato un gran pasticcio con l’appoggio delle donne: non possiamo allevare i figli da sole (chiedete a vedove e ragazze madri quanto difficile sia) e nemmeno procreare da sole.
Tra coloro che tanto sbandierano la procreazione senza cellule maschili, c’è qualcuno che si è preoccupato della salute del bambino nell’arco della sua stessa vita? Mancando i cromosomi maschili, sarebbero compromessi i corretti funzionamenti degli organi e delle ghiandole? E la salute psichica? E il cervello stesso? Non è che a un certo punto potrebbe impazzire senza motivo?
La soluzione a mio avviso è ridurre l’onnipotenza e la superiorità femminili (favorita come ben sapete tutti dai media e dai giornali per poi essere contraddetta in modo stupido e volgare in certi programmi che gli italiani sembrano apprezzare) e rivalutare la mascolinità e la figura maschile in generale senza buonismi e false lodi ma considerarla per ciò che vale nella realtà e nella società.
P.S.: la pillola è stata inventata per regolarizzare il ciclo mestruale delle adolescenti. Solo successivamente è stata scoperta la funzione anticoncezionale. Inoltre il suo uso per molte donne non riguarda solo la contraccezione (esistono vari tipi di pillole in commercio a diversi dosaggi ormonali) ma favorisce anche il controllo (se non la scomparsa totale) di fibromi uterini, piaghe formatesi dopo il parto, cisti ovariche, ghiandole mammarie e acne. Durante la fase di pre-menopausa la pillola può garantire un completo " vuotamento" delle ovaie.
Per quanto concerne l’impotenza sessuale maschile, concordo personalmente sia causata da malessere psicologico: una delle funzioni dell’aggressività maschile (quella positiva) è la realizzazione e il mantenimento dell’erezione.
Logicamente, se questa caratteristica viene condannata continuamente, nell’uomo si crea una situazione di disagio e stress che trova espressione nella sfera sessuale.
Michela Mazzon - Luglio 2008



1 commento:

Unknown ha detto...

Scusa Idiocracy...
Stavo scrivendo dei commenti, ma non li ho visti tutti pubblicati. Ora vorrei chiederti se hai ricevuto la mia mail...